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Raccolta Ultimi Articoli (agosto 2005-luglio 2006) di Giorgio Boratto
Articoli parte 5
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26-8-2005
Chissà se la data di ieri, venerdì 26 agosto 2005, sarà scritta nella storia delle tragedie come molte altre, tipo l’8 marzo che è divenuta in seguito una data per festeggiare le donne. Questa data potrà servire, se si riuscirà ad iscriverla nel nostro lutto e nei cuori, come ricorrenza per ricordare il sacrificio dell’Africa in terra europea. L’incendio del palazzo a Parigi che ha provocato la morte di 17 africani di cui 14 bambini, deve scuoterci a tal punto affinché mai più si ospiti immigrati in case fatiscenti, senza sicurezza; mai più si calpestino i diritti di asilo dignitoso a chi fugge dalla miseria e dalla fame.
Le vittime di questa atroce tragedia, che ha visto morire carbonizzati 3 adulti e 14 bambini, erano tutti provenienti dall’Africa e da regioni diverse: Mali, Senegal, Costa d’Avorio e Gambia. Il palazzo bruciato era stato assegnato ad una filiale dell’associazione Emmaus dell’Abbè Pierre; colui che disse: ‘La ricchezza dei pochi è la miseria dei molti’. Il problema dell’abitazione in Francia è drammatico e continuare a ricordare questa tragedia con la sua data ci potrà aiutare a investire risorse per perseguire un diritto fondamentale degli uomini: quello di un ‘tetto’, di una casa sicura dove crescere, vivere e non morire bruciati.
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ITALIA- REGNO DEL VORREI, MA NON POSSO
Che dire dei popoli? Che dire di noi italiani, eredi di Michelangelo, Leonardo e Fermi - per dirne qualcuno? Siamo qui oggi a tentare un miscuglio, a considerarci qualcosa di diverso da Berlusconi, 60 anni dopo Mussolini. Siamo divenuti, come popolo, l'emblema del 'vorrei ma non posso'; non certo di chi ci governa: quelli possono quello che vogliono in materia di impunità e leggi personali. Non ci rimarrebbe che affidarci ai giovani, ma attenzione: diffidiamo dai rampanti, dai poeti e nichilisti... diffidiamo dell'America. Siamo italiani. C'è sempre una generazione dopo che vuole provincializzarsi; come un moto d'onde marine, c'è un ripetersi di eventi che fanno l'uomo un essere immortale. Immortale proprio perché non cambia. Il tempo non lo scalfisce. Sarebbe troppo se la consapevolezza di una generazione si riversasse in quella successiva. Sarebbe fantastico se l'esperienza si riuscisse a trasmettere da padre in figlio o da madre in figlia: ci si troverebbe subito in uno stato adulto; saremmo vecchi presto. Saremmo anche più intelligenti, non rifaremmo gli stessi sbagli e ci avvieremmo verso un'altra storia. Così è per tutti. Così l'italiano è sempre giovane, è sempre italiano. Anche con Berlusconi; ma non è quest'ultimo un Alberto Sordi redivivo? Non pare uscito dallo schermo di una pellicola satirica? Meno male che non disimpariamo a ridere, non abbandoniamo l'ironia. E se per quello strano gioco degli 'antichi ritorni' ci ritroviamo poveri, coraggio, Berlusconi finirà; finirà per poi ritrovarcelo, magari fra un po' di tempo, in tuta spaziale ad azionare altri retrorazzi. Ma noi, se diventeremo qualcosa d'altro, non ci saremo.
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ITALIA VERSO IL RISCATTO
L’Italia è un paese straordinario dove ogni 50 km cambia il paesaggio, la lingua, la cucina, i costumi e gli accenti di una provincia sempre ricca di curiosità, di risorse minute eppure importanti. Solo il suono anglofono di una radio sembra non cambiare, il resto cambia: dai tortellini si passa agli agnolotti e dal cacciucco alle fiorentine in poco tempo…e poi, dove trovare grandi marinai e montanari? Scalatori di montagne e attraversatori di mari? L’Italia è un paese che ha resistito a tutto; è stato invaso da molte culture, tutt’ora è meta di sbarco di gente diversa tuttavia ha conservato la sua originalità, le sue tradizioni storiche, la sua civiltà…ancora oggi sta subendo un attacco alla sua ricchezza, alla sua diversità, al suo fondo etico che accompagna il paesaggio, eppure resiste.
L’Italia resiste alla TV, alla volgarità dei suoi programmi recenti, e se ha unificato un linguaggio, uccidendo i dialetti, non cambia le sue proprietà; resiste all’ometto di Arcore, che con la sua politica sta snaturando uno stare insieme secolare. L’Italia è un bellissimo paese e non si merita quello che le sta succedendo, anche se in verità con la democrazia siamo tutti responsabili di quanto accade.
Spero che fra breve termini un incubo. Spero che democraticamente gli italiani si ravvedano e sappiano salvarsi da soli; sappiano fare a meno di superuomini ed eroi, di imbonitori e politicanti. Sappiano scegliere uomini capaci di coinvolgere le risorse più diverse in armonia. L’Italia si avvii verso il riscatto.
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FORMA MENTIS DEL BERLUSCONISMO
ho letto l'intervista dell'Unità a Baget Bozzo: 'Berlusconi ha vinto anche se perde'. Chiaro. Per un fedelissimo assoluto di Berlusconi di cui vede tratti divini - come dichiara l'intervistatore - quello che afferma appare tutto come un inno, un osanna alla sua persona. "Ha cambiato scuola, lavoro, giustizia, Costituzione. Soprattutto giustizia e Costituzione sono nodi politici, riuscire a cambiarli, per uno che non viene dalla politica è un fatto enorme. E poi, di fatto, ha creato il bipolarismo. Ha dominato 12 anni di vita politica, tanto che ancora tutto si riduce a essere con lui o contro di lui. Il berlusconismo, quindi, esiste ed è un fatto rivoluzionario, tanto che spiegare le ragioni di tutto questo è quasi impossibile. La cosa certa è che non ci sono alternative a lui come modello in nessuno dei due poli". Poi nel finale Gianni Baget Bozzo, osa una previsione: 'Ripeto, si può perdere, ma avremo un berlusconismo senza Berlusconi'. Questo è possibile, ma bisognerebbe osservare che esisteva un berlusconismo ancora prima di Berlusconi: si chiamava craxismo. Non era una pratica politica, era ed è un atteggiamento esistenziale che riduce tutto ad una personale capacità di potere; si potrebbe definire una filosofia 'fai da te': se conquisti il potere, lo rendi esplicito, sai comandare. Gli altri ti seguiranno. Se hai i soldi, se riesci a farne tanti, poi puoi fare tutto. Gli altri ti ameranno. Per questo il berlusconismo è una forma mentis che unisce soldi e potere e trova nella democrazia, nella politica solo ostacoli. Non più la politica come servizio alla convivenza civile, che partendo dalla risoluzione dei problemi quotidiani aspira a disegnare mondi nuovi, confrontandosi con le idee di tutti. No. Ricerca di gratificazione e interesse personale. Ricerca del potere nella sua accezione più radicale; ovvero rifacendosi ad un detto siciliano: “cumannare è meglio che futtere”. Comandare è meglio che fottere.
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PRIME REPUBBLICA?
Prima Repubblica? Molto peggio. Almeno una volta certi riti sottendevano un rispetto di regole non scritte, che vincolavano i contraenti. Oggi abbiamo il peggior ‘teatrino della politica’ con a capocomico, quello che un dì lo denunciava: l’ometto di Arcore.
Oggi c’è un ‘liberi tutti’ nel senso di fare i propri interessi personali, che divergono con quelli del Paese. Lo spettacolo è tristissimo.
Ieri abbiamo visto sul palco del governo, penso disegnato dallo stilista di Mediaset, i protagonisti dello sfacelo: al centro il Presidente del Consiglio che sfiduciava il Governatore della Banca d’Italia, che veniva sfiduciato a sua volta da un alleato, che aveva a fianco un ministro con cravatta e fazzoletto color verde (che è un colore simbolo anche dell’Islam) a cui interessa solo una parte dell’Italia –una zona chiamata Padania; più in là il ministro degli Esteri stava in silenzio (aveva già parlato in corridoio) e digeriva il ritorno di un ministro finanziario, famoso per i condoni, di cui aveva chiesto tempo fa la testa.
Altro che telenovela da prima Repubblica quella andata in onda è una tragedia.
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DARWIN SEMPRE ATTUALE
Charles Darwin è sempre più d'attualità e chi lo contesta, come ha sostenuto Enrico Bellone durante una conferenza sulla scienza negata, vuol dire che pensa che la terra è ancora piatta. Copernico con Galileo diede la prima mazzata alla centralità dell'uomo nella natura quando disse che la terra girava intorno al sole e non viceversa; di più poi il sole girava attorno a qualche altra stella di una galassia, che non era la sola. L'ultima mazzata alle certezze dell'uomo la diede, come si sa, Freud quando accertò che non siamo padroni di niente; men che meno di quello che pensiamo. Quello che noi pensiamo e facciamo è solo in piccola parte frutto della nostra coscienza, ma è prodotto dall'inconscio, la parte sconosciuta di noi stessi. Darwin intervenne a metà dell'Ottocento per dimostrarci che non siamo stati fatti ex novo, da un Dio, ma siamo il frutto di una lunga evoluzione animale, che non è conclusa ma è in continua trasformazione, dettata da adattamenti alle condizioni ambientali. Questa è una verità che rilancia l'assolutismo della vera scienza, alla faccia di Ratzinger e Pera che si scagliano contro i relativisti. Relativisti sono loro, proponendo di insegnare nelle scuole una teoria creazionista a bilanciare quella di Darwin. No, non sono la stessa cosa. Con ciò, relativisti e cultori del «politically correct» non sono affatto avversari del potere clericale. Viceversa, come sostiene Jervis nel suo libro, «Contro il relativismo», finiscono per «incoraggiare quei dogmatici che oggi si oppongono al relativismo non già nel nome della realtà, ma nel nome di soggettive convinzioni di fede». La vera differenza è allora essere non assolutisti, ma fondamentalisti e questi neocon lo sono al pari di certi islamici. Charles Darwin ci dimostrò i nostri limiti fisici, le nostre innumerevoli tare di passate condizioni iscritte ancora nel nostro corpo. Forse quei limiti sono scritti anche al nostro pensiero, che è la cosa più fantastica a cui è approdata finora l'evoluzione. Sembra che da un certo momento in poi l'evoluzione sia certificata dallo strumento che permette il pensiero, ossia il cervello; infatti, la sua stratificazione è la parte fisica che più di ogni altra cosa testimonia l'evoluzione della specie. Ma intanto si aspetta ancora che Darwin venga reintrodotto nelle scuole. Forse per molti si è bloccata anche questa evoluzione.
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CAMPAGNA ELETTORALE
Dove parerà la campagna elettorale gestita dall’ometto di Arcore? Userà ancora i manifesti da 9mt x 6mt per dirci che ci donerà tutto quello che ci serve o invece farà leva sulla paura dei comunisti che ci tolgono la libertà? I comunisti della tirannia e del terrore? Sarebbe più semplice che ci dicesse quante belle cose ha fatto il suo governo; e di cose ne ha fatte tantissime: riforma della Scuola, della Giustizia, della Comunicazione televisiva, del Fisco, della Costituzione, del codice penale -quest’ultimo solo per alcuni reati, quelli che non lo sono più.
Insomma non servirebbe neppure fare la campagna elettorale perché parlano i fatti: sono sotto gli occhi di tutti…invece no, l’opposizione racconta bugie, manda i pensionati sui bus a raccontare che non ha aumentato le pensioni, fa dire che non ha fatto niente. L’opposizione usa i sistemi bolscevici e della disinformazione per calunniare. Capito? Dopo 60 anni di democrazia, di Repubblica parlamentare oggi il boss del centrodestra ci viene a dire che siamo in pericolo…non lo hanno forse lasciato governare? No lo odiano, dice che quando lo incontrano in Parlamento gli avversari si girano dall’altra parte. Che cattivi.
Ma veramente gli italiani credono in questo personaggio da operetta tragico-comica? Servono davvero i comunisti per smascherarlo? Basta solo il buon senso e non oso pensare cosa succederebbe se vincesse ancora questo individuo. Non si accorge di come ha ridotto l’Italia e gli italiani? Certo che per lui valgono solo le azioni Mediaset.
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ATTENTI AL COLASSO
Jared Diamond - bio-geografo e psicologo evoluzionista dell'Università della California a Los Angeles - è l'autore di un libro sulle ragioni dell'emergere dell'Occidente moderno e del suo predominio economico e politico. Armi, acciaio e malattie. Breve storia del mondo negli ultimi tredicimila anni (Einaudi, 1998), ha venduto un milione di copie e gli è valso un Premio Pulitzer. Ora prosegue la sua battaglia ambientalista con Collasso - come le società scelgono di morire o vivere (Einaudi). Il libro è stato presentato dall'associazione culturale Maestrale nel Salone di rappresentanza di Palazzo Tursi, mercoledì 16 novembre. Perché le società oggi prendono decisioni catastrofiche? Ci accorgiamo dove stiamo andando? Le risposte di Diamond si fondano sull'osservazione di quanto è successo nelle varie società e imperi passati: l'Isola di Pasqua, gli antichi Maya e i vichinghi della Groenlandia, che soccombettero tempo fa a un disastro ecologico autoinflitto. Poi sono studiati gli Stati emergenti del Terzo Mondo come il Ruanda, Haiti, la Repubblica Dominicana: disorganizzati, arretrati, male amministrati e sovrappopolati, che provano anche loro a crearsi il proprio disastro. Infine, le civiltà moderne o in via di modernizzazione, come la Cina, l'Australia e gli Stati Uniti, all'apparenza floride e dinamiche, che mostrano invece i primi segni premonitori di spreco, declino e rovina. Tutto viene analizzato: clima, assetto sociale, habitat, ricchezze, amicizie, vicinato, il comportamento collettivo dei popoli. Un fattore fondamentale per conoscere il destino delle civiltà, è la capacità di interagire con l'ambiente: da questa intelligenza si può sapere se esiste un futuro, se il destino non condannerà alla scomparsa.
La Cina, ad esempio, con la sua crescita dissennata e tumultuosa, se non cambia direzione provocherà grandi catastrofi, che metteranno a rischio l'intero pianeta. Gli imperi finiscono sempre col distruggere le risorse, terrestri e marine, da cui dipende la loro sopravvivenza. Ciò avviene perché, in sostanza, costruiscono, coltivano e crescono senza alcun limite. Noi non facciamo eccezione, anche se non abbiamo ancora sperimentato la parte peggiore del nostro attacco alla natura.
Gli scienziati sono d'accordo nell'indicare che tutti i principali indicatori ecologici sono in declino e che lo sono da decenni: erosione dell'humus e delle coste, pescato eccessivo, deforestazione, riduzione delle acque potabili, inquinamento delle risorse idriche, del terreno, dell'atmosfera, degli alimenti, etc etc etc. La quantità di dati è impressionante e testimonia che imboccare la via della catastrofe è un processo lento, che accelera solo verso la fine, verso il collasso.
Non mancano segnali di speranza. Diamond li elenca e rilancia l'ottimismo: il Giappone si prende buona cura delle sue foreste, gli altipiani della Nuova Guinea hanno stabilizzato la loro agricoltura a giardini, l'Australia ha intrapreso riforme radicali, il numero degli ambientalisti militanti cresce negli Stati Uniti. La coscienza ecologica cresce in Europa e le aziende cominciano a tenere conto delle condizioni ambientali, sia per produrre che consumare.
«Molti lettori di questo libro - scrive Diamond - sono abbastanza giovani, e vivranno abbastanza a lungo, per vedere come andrà a finire. Dal loro impegno dipenderà la costruzione di una società vincente: una civiltà di benessere che faccia tesoro degli insegnamenti e delle informazioni che siamo in possesso oggi». Questi allarmi fatti con passione, studio e intelligenza, insieme al messaggio di speranza, dovrebbero accompagnarci sempre.
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LA GUERRA CENSURATA
come sempre la verità sulle guerre arriva a pezzetti; arriva in piccole dosi attraversando le maglie della censura e di quello stato di giornalisti «embedded» - ovvero arruolati, aggregati alle truppe combattenti - cui la stampa viene sottomessa. Così dopo le bombe proibite al fosforo usate nella strage di Falluja (la città martire irachena), ora si hanno le immagini della battaglia di Nassiriya, combattuta dai nostri soldati i missione di pace: così si dice per chi ci vuol credere.
In seguito si vedranno i film sulla guerra e le atrocità che sempre le accompagnano; ci saranno quelli che chiuderanno gli occhi, quelli che le giustificheranno e quelli che si meraviglieranno, dopo averla dichiarata e fatta. E' sempre un già visto, una ripetizione di violenza e dolore che dovrebbe insegnare qualcosa, ma si sa che i Bush, i Blair e gli omini come Berlusconi o Aznar si trovano ogni volta pronti a fornire ragioni superiori, ragioni di democrazia, di potenza, di ordine mondiale, dopo un classico pretesto che si chiama «Lusitania», spazio vitale o arma di distruzione di massa. La guerra è anche la prova della potenza della censura. Durante i bombardamenti spariscono le morti civili, tutto deve apparire asettico, come operazioni chirurgiche dove viene tagliato solo il male. Ogni volta però immagini e notizie trapelano e allora un'altra guerra di parole, di contrordini, di nuove ragioni cerca di bloccare le notizie; ma solo gli stolti, solo chi ha interessi sporchi e non dichiarabili può sostenere la ragione della guerra. Ma servirà a ricordarlo ancora?
Eppure le immagini che giungono in ogni luogo della terra basterebbero da sole a condannare la guerra in ogni forma e per qualunque ragione. Ma dopo quelle delle torture, quelle dei morti civili in maggioranza bambini, non si vuole far vedere. Qualcuno nasconde l'obiettivo, invoca altre nuove ragioni per la vecchia censura: sappiate che quello è il guerrafondaio che resiste.
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WEB E TELEVISIONE
L'interazione TV e Internet renderà superfluo il digitale terrestre e, quello che più importa, aprirà frontiere televisive non ancora definibili, ma dagli sviluppi straordinari: ognuno potrà farsi la propria televisione da solo. L'avvento dei videoblog fa già assaporare quanto potrà accadere nella diffusione dei video: una vera rivoluzione multimediatica. Già con i classici weblog, che hanno fornito la possibilità a tutti di esprimersi con la scrittura e le immagini in Rete, si è avuta una straordinaria apertura all'accesso di news, informazioni, opinioni tra le più varie. È notizia di questi giorni il racconto di una madre, che su un suo blog, sostiene una sua verità sulla morte del figlio. È cosa di pochi mesi fa, invece, il racconto della realtà della guerra irachena sui blog dei soldati, impegnati sul quel fronte. La televisione, invece, da tempo è approdata su Internet ma, con lo sviluppo della banda larga e dei programmi di lettura in streaming - la tecnologia che permette di accedere a contenuti di voce e video - possiamo dire di assistere al primo passo della rivoluzione multimediale globale. Come questo inciderà nella nostra vita è presto per saperlo, ma è certo che la TV non sarà più come quella che vediamo oggi. Chissà se avremo malinconia del Grande Fratello, delle Isole dei Famosi o delle marie filippe. Magari, invece, si moltiplicheranno all'infinito. Mah... Nel frattempo si sta spalmando in Rete e nel mondo la televisione classica: quella satellitare, quella tematica e a pagamento. Così succede che si può vedere in modo legale anche la Pay tv. Allora che piacere vedere le partite di calcio in TV, gratis. Naturalmente non svelo niente di nuovo. I giornali hanno ampiamente parlato di questo negli scorsi giorni: per riuscire a vedere il campionato di calcio italiano o le partite importanti dei campionati che si svolgono in Europa, basta prima scaricare una piccola applicazione chiamata Pplive e il gioco è fatto. Attraverso i canali cinesi si potrà accedere alle partite trasmesse in video streaming; questo perché a sviluppare l'apposito software sono stati i cinesi. Per maggiori informazioni sulle televisioni visibili sulla Rete c'è il sito www.comfm.com/live/tv, un portale che segnala le televisioni visibili su Internet, divise per continenti e nazioni. Queste piccole ma importanti informazioni sono possibili grazie alla Rete e alla continua interconnessione delle conoscenze. Se dovessimo dipendere dalle informazioni ufficiali, da quelle filtrate dalle logiche di mercato, questo non si saprebbe. Buona nuova televisione a tutti. Un augurio di cui si sente la necessità.
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BRAVI RAGAZZI
Noi abitiamo ancora vicini a chi ha visto Auschwitz, e poi ce l’ha raccontato. Avremmo voglia di sbarazzarci dei ricordi, delle testimonianze gridate dai folli che hanno visto, ma ora tocca vedere a noi. Non possiamo più rimanere indifferenti.
Abbiamo cercato di volgere lo sguardo altrove, abbiamo pensato al progresso, alla modernità...ma sempre lì dobbiamo tornare; tornare alla memoria per ripartire, fare i conti con una umanità dimenticata. Così ci teniamo per il collo. Non possiamo più scappare.
Oggi siamo tenuti tutti per il collo a guardare i recessi di una memoria che tecnologicamente è diventata libro, si sfoglia come i giorni, è diventata fotografia, si sfoglia in un film; è diventata un hard disc, si sfoglia con un click. Questo potrebbe esserci d’aiuto, come il giorno dedicato alla memoria. Un giorno per parlare, vedere, ascoltare chi ha da dire…purtroppo ricapitoliamo storie e non esperienza.
Così ci tocca vedere i simboli di quel male, che ha generato Auschwitz, in mano a giovani imbecilli. Non serve educare, far crescere consapevolezza; ogni volta bisogna immergerci nel dolore per capire. Ogni volta il male si ripresenta nella sua banalità: nello sventolare una bandiera nazista allo stadio ridendo come ebeti. Bravi ragazzi di buona famiglia, poi si dirà, solo tifosi un po’ scalmanati. Cosa sarà mai? Io ho paura: saranno proprio quelli a cui potrebbe venire consegnato un fucile e ordinato di uccidere un nemico qualunque…quelli avranno lo stesso sorriso da bravi ragazzi.
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PENSIERI SULL'AMORE
T rovo l'occasione di San Valentino per spendere due parole sull'amore. Le mie parole d'amore in sostanza sono quelle che sappiamo già. Dell'amore scriviamo quello che è già scritto. Sempre. Quando scriviamo quello che sentiamo dell'amore, ci pare di toccare il cielo. Giriamo intorno ad un sogno che ricompare ogni volta. Se c'è qualcosa che ci fa eterni è l'amore. Con questo girare ci troviamo sempre nello stesso posto. Forse con diverse età, ma che importa, l'amore cancella il tempo. E' un mistero poi arrivare a sapere che potremo morire e perdere chi amiamo senza, in verità, lasciarlo mai; ma questo mi pare di capirlo poiché quando amiamo diventiamo un po' l'altro, quello che si ama. Ecco allora che la diversità tra uomo e donna viene risolta da un amore che crea un'altra storia ed un'altra verità: non moriamo mai. Allora trovarci con le tette o con i peli sul petto; scoprirci a scambiare frizioni in modo diverso, ci fa in fondo cambiare gli addendi ma non il risultato finale di un amore. Dell'amore che conosciamo già. Uomo o donna che siamo, cerchiamo nell'altro noi, persi in quello che, senza pensare, abbiamo già. Quando amiamo qualcuno, succede che possiamo amare il mondo intero. Potremo amare chiunque, se amiamo davvero.
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DI BENE IN PEGGIO
Ho appena letto il libro di Paul Watzalawick, ‘Di bene in peggio- Istruzioni per un successo catastrofico’, e affinché il successo di chi vincerà le prossime elezioni politiche non lo sia, condivido l’assunto di Romano Prodi: ‘per fare ripartire l’Italia bisogna confrontarci, collaborare insieme, tutti’. Ecco, una partita a ‘somma diversa da zero’. Il libro ‘Di bene in peggio’, infatti, affronta uno dei meccanismi comportamentali più diffusi: il perseguimento del bene, come il contrario del male. La logica manichea, che porta ad un radicale dualismo - luce-tenebre, spirito-materia, dio-diavolo- è uno scontro che si risolve con la vittoria del bene…ma le cose, per fortuna, non sono così semplici. Nel perseguire il bene sovente si commette del male: come con l’assunzione di medicinali in grande quantità, che invece di farci ottenere la salute, ci avvelenano. Oppure ricercando la pace e la libertà ad ogni costo, come bene e verità assolute, ci troviamo a negarle entrambe: riconoscendo la via della violenza e della costrizione.
Nel libro si affronta a questo proposito il Tertium non datur, il perché non viene data una terza soluzione: bisogna scegliere tra due opposti. Ai giocatori, come ai militari, viene insegnato, meglio dire imposto, anche a chi non vuol giocare, la regola del gioco a ‘somma zero’: la vittoria dell’uno corrisponde alla perdita dell’altro.
Una soluzione al conflitto però è già stata trovata con un originale, si ubbidisce ma non si esegue. Durante l’ultima guerra nelle Fiandre si sparava ma non si colpiva il nemico, che a sua volta sbagliava mira. Tutto con grande sollievo per entrambe le parti. Spontaneamente si sviluppò il principio: ‘Vivi e lascia vivere’. Noi italiani dovremo essere maestri in questo campo…eppure.
Come vediamo, ci sono delle concessioni e dei compromessi che recano vantaggi ad entrambi, e questo succede soprattutto in democrazia. Un altro esempio: a scuola veniva inculcata che a scadenza trentennale, la Francia e la Germania dovevano entrare in guerra fra loro; non è stato così e se oggi abbiamo l’Europa unita lo si deve alla loro volontà. Si era usciti da un gioco a ‘somma zero’. Allora vogliamo vedere che l’autore, del libro succitato, con la sua ricerca ci può aiutare? A me sembra che Prodi sia sulla buona strada per evitare che il successo diventi catastrofico, a differenza di quello che potrebbe capitare con il suo avversario. Quest’ultimo gioca a ‘somma zero’ e ha già comunque perso. Specialmente nel rapporto tra le persone esiste un tertium: ogni rapporto è qualcosa di più e di diverso dalla somma delle componenti che vi si mettono dentro. In caso di scontro la colpa dell’uno non ripaga mai l’altro che vince. Così i problemi non vengono risolti. Prodi a me sembra l’abbia capito.
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LE NOSTRE RADICI
Le nostre radici? Sono nelle lasagne al pesto, sono in un bicchiere di barolo, sono nel paesaggio che ci circonda e nella nostra lingua…
Io non ho paura di diventare musulmano, ebreo o mormone; io so di essere italiano e quello che sono me lo dà il vivere e l’esser nato in un determinato ambiente. C’è una tappa della storia dell’umanità che è nata e vissuta in Italia, si chiama Rinascimento. L’uomo di Vitruvio è diventato il cuore di una cultura che rende più facile ad un musulmano diventare italiano, che un italiano diventare arabo. Io non ho paura di perdere le radici. E se questa paura me la vuole insegnare uno che ha creato la padania; che ha paura di perdere le sue, nel nome di un dio Po e di riti celtici, io rispondo che non conosce il mare. Dico anche che non conosce Pico della Mirandola ed il suo De hominis digitate; dove si afferma che tutti gli uomini hanno pari dignità indifferentemente dalla religione e dalla politica.
Potrei dire di Dante che mise Maometto all’Inferno, tra i seminatori di discordie, e in eguale misura si potrebbe oggi mettere nello stesso luogo, molti politici; ma li troveremo come lui a dilaniarsi il petto? Nei vizi e nelle debolezze le nostre radici diventano le stesse, e si fa un gran peccato di superbia definirci cristiani, come sepolcri imbiancati. Allora coltivate un orto e raccogliete i frutti; poi ogni anno concimatelo e ripetete i gesti della semina…quella rinnova radici. Rinnova il futuro di cose antiche. Ecco allora nascere un ‘prebuggiun’, piatto genovese fatto con un mazzo erbe, e si ritrovano le radici. Ma mi sa che in padania non lo sanno.
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CONFORTO
Certo che il patimento è stato forte e solo ora mi sto riprendendo. Poco alla volta sto uscendo dal clima estenuante della lunga campagna elettorale ma, soprattutto da uno spoglio elettorale da brivido, che ha portato al cambiamento del governo dell’Italia. Mi dicevo, negli anni scorsi, che il nostro Paese non meritava il governo che ha avuto negli ultimi 5 anni…ma mi sono dovuto ricredere: quel governo, con tutte le storture, le leggi ad personam e le sopraffazioni, era l’immagine dell’Italia reale, di un’Italia che continua e vediamo ovunque. L’Italia che posteggia l’auto in doppia e terza fila incurante del prossimo, l’Italia che non legge e guarda solo la TV; l’Italia che pensa solo alle tasse e le evade, l’Italia delle raccomandazioni, dei furbi, dell’impunibilità, l’Italia spaccata in due, l’Italia dell’intolleranza e del razzismo, degli interessi corporativi e dei privilegi, l’Italia dei bravi cattolici bigami, l’Italia divisa tra nord e sud è vera e sempre presente. Questa Italia ha rischiato di nuovo di vincere. Così ora possiamo dire che non ha vinto nessuno…vincere è una parola grossa.
Ma no, ora preparatevi a bollire i bambini, a pagare tante di quelle tasse, che vi ridurranno nella miseria più nera, senza contare poi il terrore rosso che farà morire tutti…invece? No, ecco che viene chiesta, dall’ometto propugnatore di tali disgrazie, una alleanza con i cooperativi rossi, i comunisti, i coglioni, i pacifisti e noglobal, per il bene dell’Italia profondamente spaccata in due. Mah, ma cosa sta succedendo? Così ora non si può sapere dove parerà una nuova stagione politica. Io auspico che chi governerà sia capace di unire gli interessi collettivi, di farci sentire una comunità per uscire da una guerra ideologica senza senso; di rilanciare il sentimento di essere italiani campioni di cultura e di civiltà. Sicuramente ci conforta non avere più alla guida del governo il massimo rappresentante dell’italietta: lo sfasciacarrozze dilapidatore dell’altrui ricchezze. Per questo, senza enfasi, si può affermare che forse sta iniziando la primavera. Una flora tarda sta sbocciando: ulivi, querce, margherite e rose, insieme a un sole che ride, stanno per far germogliare nuove gemme…
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OGGI IN IRAQ
E' appena arrivata la notizia di altri morti italiani. Ora l'Italia piange nuovamente. Ma la morte in Iraq è una cosa ordinaria: tutti i giorni scoppiano bombe per attentati, la guerra è anche questo. Ogni giorno muoiono civili inermi, muoiono donne e bambini straziati da autobombe, kamikaze, razzi, pallottole vaganti, mine... la guerra continua. La guerra non è mai cessata, e anche se le nostre truppe si chiamano 'forza di pace', sono in un paese che è in guerra, perché è stato invaso da stranieri... come lo siamo noi. Stranieri in armi a casa loro. Cosa ci fanno allora i nostri soldati là? A cosa servono le nostre truppe armate e asserragliate in un bunker? Sempre sottoposte a continui pericoli d'attacco? Cosa fanno, gli eroi? Penso che non abbiamo bisogno né noi, né gli iracheni di eroi morti. Durante la campagna elettorale, nel faccia a faccia tra Prodi e Berlusconi, l'allora capo del governo disse che solo il 7%, del finanziamento di milioni e milioni di euro, serviva alla popolazione irachena; tutto il resto serviva per pagare profumatamente i soldati in missione. E' giusto allora continuare a stare là per pagare questi soldati, carabinieri volontari in armi, chiusi in un bunker? Ogni giorno poi fanno un 'giro' per Nassiryia per ricordare che ci sono: si armano bene ed escono 'in pattuglia': è come se giocassero a gatto e topo, oppure guardate come siamo bravi e forti... così qualcuno sorride e qualcun altro mette le bombe. Guardiamo in faccia la realtà: quella guerra il popolo italiano non l'ha voluta e non la vuole. Lasciamo solo gli americani e gli inglesi a continuare la distruzione e l'insensatezza di una guerra, che pensa di portare la democrazia con la forza. Una contraddizione in termini. Un ossimoro come democrazia e violenza; come politica e guerra o giustizia e bombe che non sono mai andate d'accordo. Gli americani e inglesi, si portino a casa il loro emulo Saddam, e lascino l'Iraq agli iracheni. Se mai l'Iraq esisterà ancora, dopo tutti i danni compiuti.
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LETTERE A UN FIGLIA NEL 2036
Ho appena letto su un quotidiano che oggi è possibile spedire una e-mail che sarà ricevuta fra trent'anni da noi stessi, se ci saremo ancora, oppure dalle nostre generazioni future. Questo per 'comunicare le proprie aspirazioni, i sogni e i progetti...e come abbiamo vissuto un certo periodo della nostra vita'. Così recita l'articolo. Bene. Bella trovata. A parte che le nostre poste molto spesso, senza la moderna tecnologia, ci aveva già fornito l'arrivo di comuni lettere con una distanza ragguardevole di tempo, ora possiamo avere questo nuovo servizio 'assicurato': una posta 'prioritaria' all'incontrario. Approfitto dell'occasione e scrivo subito a mia figlia. "Cara figlia, come stai? Stai ancora lavorando? Questo lo so già: ti mancano ancora 10 anni prima che tu possa percepire un assegno di previdenza sociale... scusa hai ragione, non si chiama più così: ora è una assicurazione vitalizio per la vecchiaia. Ma in fondo hai solo 60 anni, sei nel pieno dell'età. Coraggio, nel frattempo penso che avrai raggiunto le 30 ore di lavoro settimanali e allora? So anche che ora morite tutti dimostrando anche 50 anni di meno; però le malattie ci sono sempre. Avete debellato il cancro? Oggi è un lunedì di dicembre del 2005 e fa ancora freddo come negli inverni di mio nonno. Al governo c'è ancora Berlusconi e si spera che sia l'ultimo anno. Così ti sarà evitata una dinastia di Silvi. Nel frattempo credo sarà stato fatto al capostipite un funerale di Stato italiano e non padano: una revisione storica gli riconoscerà meriti di esemplare italianità. Infatti, fra un po' gli italiani saranno tutti diversi: saranno un po' più moretti di pelle, parleranno anche spagnolo e arabo, però mangeranno sempre pizza e spaghetti. Me lo confermi? Ti ricordi quante cazzate facevamo? Eravamo all'inizio del secondo millennio; avevamo in corso molte guerre: la più grossa era quella in Iraq...a proposito esiste ancora quel paese? Ti ricordi la nostra tecnologia? Conservi ancora quel telefonino che faceva anche le foto? Mi accorgo che ti faccio molte domande senza senso perché a me le risposte non arriveranno e neppure mi interesseranno nel momento che me le darai. Come vedi tutte le scoperte, come questa che stai provando, in sostanza hanno solo un obiettivo: farci sentire immortali...ma poi hanno valore solo se ci permettono di dirci che ci vogliamo sempre bene e io te ne voglio ancora tanto. Un affettuoso saluto da papà e mamma...ma lei la penso ancora lì, vicino a te. Buon 2036".
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MONDO CALCIO
Quando la catastrofe diventa una opportunità. Il calcio come paradigma della crisi del mondo: qui lo tsunami non è fisico ma morale; una deriva di malcostume, corruzione, interessi sordidi e ambizioni di potere per uomini piccoli, molto piccoli. Tutto insegna che operare nel male non può durare a lungo e la giustizia prima o poi riprende il suo cammino. Con la scoperta del marciume si può fare pulizia e ricominciare.
Era da molto tempo che il mondo del calcio dava segnali di malessere; se ne aveva sentore anche guardando gli uomini che lo gestivano: presidenti, dirigenti di squadre e vertici delle istituzioni sportive, tutti personaggi mossi da ambizioni sfrenate e alla ricerca di un potere pieno di intrallazzi per affarismi finanziari. La levatura intellettuale e morale di quegli uomini lasciava perplessi…altro che processi del lunedì, alla moviola e televisivi; bisognerebbe fare un maxiprocesso vero, tipo quello contro la cupola mafiosa di Provenzano e Riina.
Come ricominciare? Semplicemente riportando quel mondo a quello che è, sport. Sport pulito e onesto agonismo. Tutte le squadre andrebbero retrocesse, come hanno fatto con il Genoa, in serie C. Poi con nuove regole rifare i campionati ex novo. Via tutti quelli che sono coinvolti negli scandali; via tutti gli interessi finanziari e politici. Aggiungerei un tetto per gli stipendi ai giocatori, trasparenza dei bilanci societari e niente sanatorie per tasse e contratti in nero.
Se il calcio è piacere, spettacolo, divertimento sicuramente non ce lo devono dare Moggi e company. Divertitevi per ora con quei ragazzi che giocano per passione nei campi di periferia, e se qualche volta sbagliano un palleggio, un passaggio, un tiro in porta (come i superpagati divi di serie A) sappiate che questi hanno sogni ancora puri. Da lì si può ricominciare.
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UOMO SOLO AL COMANDO
In Italia c’è un uomo solo al comando e al suo governo dà un 10 e lode. Tutto qui, così si potrebbe dire analizzando la politica italiana. Ernesto Galli della Loggia parlando del silenzio di Forza Italia lo assimila a quello dei cimiteri e, per me, ha ragione. Parla solo Bondi, per dire cosa? Che il suo capo ha sempre ragione. La politica, come osserva sempre Galli della Loggia, dovrebbe avere nel confronto, nella discussione e nel dibattito il modo per mettersi in rapporto con la realtà e governarla invece, in Forza Italia, tutti zitti. Questo modo di procedere, ho notato, va bene solo alla Lega Nord ed infatti ad ogni sopraggiungere di problema si rivolge al capo di Forza Italia per chiedergli di intervenire, di far valere il suo comando, la sua leadership. Insomma loro lo vogliono solo. Solo a dettare le condizioni agli altri alleati. Salvo poi smentirlo sempre nelle parole e nei fatti ottenendo le cose che chiedono ogni volta.
Ora i leghisti hanno voluto la Grande Banca Padana con Fiorani ad amministrarla ed a fare da garante Fazio. Per quello ora il governatore di Bankitalia è inamovibile, a pensare che solo nell’ottobre scorso ne chiedevano la testa perché lo ritenevano responsabile dei più gravi scandali italiani del dopoguerra: Cirio e Parmalat. Un uomo solo al comando, spinto dalla Lega Nord per il bene dell’Italia…pardon, della Padania brianzola.
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DOMANDE SU AUSCHWITZ
Il Papa Ratzinger si domanda: ‘Perché, Signore, hai taciuto? Perché hai potuto tollerare tutto questo?’…domande forti che riportano alla memoria un’altra domanda: Dov’era Dio ad Auschwitz? Questo si domandò Eli Wiesel - premio Nobel per la Pace nel 1986- nel libro La nuit , in cui scrisse:
Mai dimenticherò quella notte, la prima notte al campo, che trasformò la mia vita in una unica lunga notte. (…)Mai dimenticherò quel fumo.
Mai dimenticherò i teneri volti dei bambini, i cui corpi ho visto trasformati in spirali di fumo sotto un'indifferente cielo azzurro. Mai dimenticherò quelle cose, dovessi vivere quanto Dio stesso. Mai.
Per quella tragica esperienza Eli Wiesel perse la fede in Dio. Ma come poteva Dio non salvare il suo popolo eletto? Come poteva ancora essere il Signore Benedetto, colui che permetteva che migliaia di bambini bruciassero nelle fosse? Dov'era Dio? In seguito paradossalmente, Wiesel, sembrava quasi essersi convinto che la colpa non é stata di Dio, ma soltanto dell'uomo; una posizione simile a quella di Primo Levi, che continuava a non credere in Dio. Ma ancora Wiesel afferma che non ci si deve aspettare una risposta definitiva: “Ma chi dice che la domanda fondamentale possa trovare la sua risposta? L’essenza dell’uomo è di essere domanda, e l’essenza della domanda è di essere senza risposta”.
Ora noi siamo alla terza generazione dopo Auschwitz e l’elaborazione del lutto è più difficile; resta il fatto di continuare una memoria che da sola può salvarci. Solo ricordando quanto l’uomo ha fatto all’uomo ci aiuta affinché non accada più quello che è successo. Inutile negarlo, responsabile di tutto è stato il popolo tedesco; un popolo che ha espresso nel nazismo e con esso quanto di più crudele si potesse fare a chi non era considerato come lui. Tutto il popolo tedesco era complice del regime: nessuna dittatura riuscirebbe a fare quello che ha fatto il nazismo senza l’acquiescenza della gente di Germania.
Hannah Arendt l’ha magistralmente descritto: ecco come la mancanza di un pensiero proprio, con la normalità più normale del conformismo comportamentale di schemi mentali ideologici ‘perbene’, si è commesso un male tanto banale quanto orribile e assoluto. Quel male è bene rammentarlo è sempre possibile. Basta poco per noi uomini mettere a tacere Dio. Basta volgere lo sguardo fuori di noi. Solo con l’introspezione, con l’interrogazione profonda di noi stessi scopriamo le debolezze che ci accomunano più delle tante virtù che vantiamo, rendendoci assassini inconsapevoli. Impariamo prima la pietà per noi, per porgerla ai nostri simili. Di quello che è successo ancora Wiesel dice:’Tacere è proibito. Parlarne è impossibile’.
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8 MARZO -ABBIAMO INCONTRATO UNA DONNA
La poesia sarebbe finita; insieme la letteratura avrebbe chiuso…in fondo la sua forza non sta certo nello stile, nelle esplosioni linguistiche, nelle contaminazioni dialettiche, chi scrive lo sa: tutta la storia sta dentro il racconto che nasce tra un uomo e una donna.
Allora io uomo, se guardo una donna creo e mi ricreo, nasco e rinasco. Ogni volta si rinnova un mistero, perché la donna cambia. L’uomo è fermo, la donna danza. Così oggi 8 marzo, non domandiamo ciò che più tortura la coppia: quanto mi ami? Hai amato qualcuno più di me? Mi ami di più o quanto ti amo io?...
Oggi 8 marzo ripensiamo la donna come un mistero, e noi uomini ricominciamo. Ricominciamo un complicato ballo, per imparare una lingua elementare che ci permetta di capirci e vivere insieme.
Poi diciamo alle donne: non abbiatevene a male se, per noi uomini, il mistero passa tra due cosce e una selva pubica…cercavamo Dio e abbiamo incontrato una donna.
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BUSH, PICCOLO UOMO
Ho appena letto un editoriale di Bob Herbert sul New York Times e i giudizi su George W. Bush sono severissimi. Nell'articolo si dice espressamente che se potesse essere rimosso d'ufficio, lo avrebbero già mandato nel suo ranch molto tempo fa, e se l'incompetenza fosse un crimine sarebbe già dietro le sbarre di una prigione. Gli americani sono sempre più imbarazzati e scontenti di George W. Bush, e negli ultimi sondaggi si registra, per questo sentimento, la percentuale del 68%. Gli americani con molto ritardo si sono accorti della tragica inettitudine del loro presidente. Lo hanno perfino rieletto, ma in molti sostengono la possibilità di definire G. Bush, come il presidente più malaugurato di tutta la storia degli USA. Una delle colpe più grandi è stato il modo fraudolento con cui ha condotto la nazione in guerra con l'Iraq. Questa guerra di cui non si vede la fine ha già prodotto migliaia di morti americani e spese sempre in aumento. Inoltre è sempre aperto lo scandalo CIAgate, per l'intercettazione di migliaia di cittadini ignari, si aggiunga poi la cattiva gestione del dopo-disastro provocato dall'uragano Katrina: dove come per un attacco terroristico o per l'emergenza aviaria, il suo unico chiodo fisso è stato di inviare le truppe. L'uso dell'esercito e della forza militare sembra il suo solo pensiero. Josè Saramago, il grande scrittore, aveva già espresso un suo severo giudizio, definendo George W. Bush come l'emblema dell'età della menzogna: 'La società umana è impregnata di menzogna come della peggiore contaminazione morale e Bush è uno dei maggiori responsabili'. In molti si chiedono come e perché gli Stati Uniti, un paese così grande sotto tutti i punti di vista, abbiano spesso avuto dei presidenti così piccoli, tipo Nixon, soprannominato "Dick Trick", ovvero un ciarlatano. George W. è sicuramente il più piccolo di tutti. Con la sua abissale ignoranza e la sua maniera di esprimersi confusa e irresistibilmente portata alla 'sparata', quest'uomo si presenta di fronte all'umanità nella posa grottesca di un cow-boy che ha ricevuto in eredità il mondo e lo confonde con una mandria di bestiame. Certo, ha poi ha incontrato sulla sua strada tanti 'yes men': Berlusconi, Blair, Aznar... che non l'hanno aiutato. Dobbiamo augurarci allora che l'Europa trovi una sua politica indipendente e originale risposta ai problemi del mondo. Un modo per rendere meno grave la pericolosità di un presidente che è soprattutto un piccolo uomo.
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POLITICA SENZA BERLUSCONI
Spero, e continuo a sperare, di non vedere più campagne elettorali con Berlusconi protagonista, perché penso che non giovi all'intelligenza del popolo italiano scatenare guerre ideologiche per raccogliere voti. Poco alla volta mi pare che si cominci a ragionare.
Gli ultimi risultati elettorali amministrativi hanno detto questo: si scelgono uomini e donne per progetti di governo attuabili e rispettosi della democrazia. Se la politica deve essere al servizio dei cittadini, per trovare le giuste regole di convivenza civile all'interno di interessi diversi, allora le campagne elettorali dove si paventa terrore, morte e paure non sono giuste. Allora auspico che per le prossime elezioni, politiche o amministrative, ci si misuri con argomenti concreti e non con insulti di «coglioni», grida di brogli, ricerche di spallate, rivincite o imboscate di promesse a effetto - tipo esenzione dall'Ici e tassa sulla spazzatura. Per questo la figura di Berlusconi continua a essere una grave anomalia nella democrazia italiana; egli rappresenta lo strappo alle regole istituzionali in ogni senso: conflitto di interessi, mancanza di rispetto verso gli avversari politici, dispregio delle istituzioni, quali magistratura, e delle norme costituzionali. Ma ho speranza che il centrosinistra tenendo duro e comportandosi con coerenza e lungimiranza, le prossime elezioni politiche si vivranno senza Berlusconi protagonista. Con lui verranno spazzati via tutti quei personalismi deteriori al confronto politico.
Può darsi che sia anche la volta buona affinché si affaccino sulla scena politica le nuove generazioni, con un po' di sano pragmatismo e l'entusiasmo di una giovinezza che questi anni hanno abortito. Con questo invito i giovani a prendere in mano il loro futuro: entrate in ogni partito e datevi da fare; i vostri bisogni e interessi dovete risolverli voi. Tirate fuori i vostri ideali e misuratevi con quelli. Abbiate ideali, anche diversi, e coltivateli perché con quelli potrete confrontarvi e costruire una nuova società. Senza ideali propri si fa la fine di seguire imbonitori e venditori di fumo. Di questi ultimi ne facciamo ogni volta amare esperienze.
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COLPI DI CODA
La ‘devolution’, la riscrittura della nostra Costituzione, è uno degli ultimi colpi di coda di una maggioranza di destra allo sbando. I prossimi interventi legislativi, li ha già elencati il loro boss, sono la legge detta salva-previti e l’abolizione della par condicio. Con la finanziaria poi si spera non ci sia altro da approvare nel male dell’Italia.
Questi sono colpi di coda che dimostrano anche una pervicace compatta tenuta di intenti: tutti insieme, non nel nome di valori condivisi o per l’interesse dell’Italia ma, per non abbandonare il loro boss: un piccolo capopopolo ormai senza più popolo. Sì, il boss è un piccolo uomo con i più grandi possedimenti privati del paese. Dispone di un impero mediatico senza precedenti e di interessi enormi in ogni campo. Si dice contro i ‘poteri forti’ e insieme umilia la povera gente. Ha cancellato la classe media, creando nella società italiana una frattura mai vista. La cosiddetta ‘devolution’, prevedendo un premierato forte è di fatto contraddetta dal tipo di legge elettorale proporzionale appena varata; al boss in fondo non interessa nulla di devolution o altro; per lui è solo un gioco di forza e di comando, non di governo.
La devolution poi interessa una piccola parte di elettori del nord Italia, che si fanno chiamare padani…questo vorrà dire qualcosa. Siccome è previsto un referendum confermativo si vedrà quel voto come un’occasione unica, forte e irripetibile, per mandare via questa maggioranza e per cancellare uno dei periodi più brutti della nostra storia repubblicana.
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POSTA BASTARDA
Tra le mail degli amici, tra i saluti, gli scambi di opinioni, le notizie, gli appuntamenti, ecco insinuarsi insidiosa la posta bastarda e disturbante. Passi la stupida catena di santantonio: ‘se non mandi questa mail a cinque amici ti succederanno le peggiori cose...'. Cancellata subito, senza appello. Ma leggere che tale Bertran Russell o Trevor Cooper, per non dire Kris Benitez, ti informano che il tuo pene è piccolo e che ora hai a disposizione un infallibile metodo per allungarlo, provoca sgomento. Come si sarà sparsa la voce? La posta è sempre in inglese ed io mi inerpico in una traduzione simultanea e maccheronica: ‘...un gruppo di medici hanno lavorato per sviluppare un sistema avanzato ‘Penis Enlargment' che aumenta automaticamente il formato del pene fino a 3-4 pollici completi...'. Non bastava il memorabile: 5 dita contro uno e il caporale a terra? Qui entrano in gioco altri pollici. Quali? La mail continua informandomi che questo metodo è il più facile e il più efficace per aumentare il vostro formato. «Non dovrete prendere pillole, andare sotto la lama chirurgica per effettuare un costoso intervento d'ambulatorio molto doloroso, non utilizza pompe (sic!) o altri dispositivi. Nessuno scoprirà mai che state usando il nostro prodotto. Appena applicherete questa patch sul vostro corpo e la porterete per 3 giorni comincerete a notare i risultati drammatici». Sì, proprio così, ho tradotto you will start noticing dramatic results. Ho sbagliato qualcosa? La conclusione è che «milioni di uomini stanno approfittando di questo prodotto rivoluzionarlo...». Mi sto rincuorando. Don't be left behind! La ‘posta in arrivo' però continua ad allungarsi (quella sì) con la notizia: «Hai mai sentito parlare di una nuova generazione di Cialis e Viagra? I risultati ti sorprenderanno. Date alla vostra donna il piacere che si merita». Alla faccia di chi pensa che le donne siano incontentabili o basti per accontentarle qualche pollice turgido in più. A questi ultimi farmaci si aggiunge una lista per le donne: Pherormone perfume for women; Suregasm; Nymphomax; Quick Bust...poi ancora non possono mancare gli antidepressivi: Xanax, Valium, Prozac...tutti pronta consegna. Si sa con certe ‘cure', si passa dall'entusiasmo alla depressione: avere una erezione di 36 ore, come promesso, ad un certo punto, non ci sono buchi che tengano. Ma non è finita un Hey Guys... mi informa questa volta che posso aumentare il conto bancario, anche quello a livello del pene; e i pollici diventano punti percentuali di interesse. Mi fermo qua. Non cito i venditori di Rolex, di software e chi mi chiede di versare 10.000 dollari sul mio conto corrente per una operazione, previo l'invio dei miei dati bancari.
È sempre più chiaro che la legge dei grandi numeri fa trovare allocchi. La legge dei grandi numeri fa sperare chi li ha piccoli. Il business continua. Abbiamo imparato a bloccare certa pubblicità fuori dalle cassette postali, riusciremo mai a bloccare questa internettiana?
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VOLVER DI ALMODOVAR
Volver (tornare) è il nome di una canzone famosa, ma come titolo del film di Pedro Almodòvar indica il ritorno ad una dimensione femminile, o meglio ad un mondo forse mai scomparso, che vive intimamente nelle relazioni inconsce di ognuno. Cosa rappresentano le donne nei rapporti umani? Almodòvar ci sorprende per come descrive - in toni questa volta oserei dire minimalisti - il mondo femminile: le donne di Volver, sono madri scomparse ma sempre presenti, figlie violentate e ancora integre, sorelle, zie, amiche, insomma donne e ancora donne. Il regista ce le aveva già raccontate sull'orlo di una crisi di nervi, ci aveva detto tutto su mia madre e, ancora, ci aveva fatto assistere a parla con lei. Questa volta ci racconta le vicissitudini di Raimunda, sposata con un operaio disoccupato e con una figlia adolescente, di sua sorella Sole, timida e paurosa, che si guadagna da vivere con un negozio di parrucchiere abusivo e la loro madre, Irene, presumibilmente morta in un incendio insieme al marito. Ma è importante anche la figura di Augustine, la vicina di casa delle ragazze che nella primissima scena è intenta a sistemare la sua tomba, in un cimitero spazzato da un vento fortissimo e incessante, dove moltitudini di donne cercano di sistemare i fiori e pulire le lapidi. Una scena che pare surreale e che invece è realistica, una visione spiazzante della morte, vissuta con naturalezza e serenità. Penelope Cruz, nel ruolo di Raimunda, in questo film recita la sua parte più intensa della carriera, sempre all'altezza della situazione e giustamente premiata a Cannes insieme a tutte le interpreti del film: Lola Dueñas, Blanca Portillo, Carmen Maura, Yohana Cobo e Chus Lampreave. Volver è un film che per l'andamento narrativo, il raccordo delle immagini filmiche, lo sviluppo dei sentimenti e l'interpretazione delle attrici, è quasi perfetto: una pellicola che consiglio a tutti, anche a chi non piace Almodòvar, perchè con questo lavoro avrà da ricredersi. Grazie Pedro!
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INTERCETTAZIONI TELEFONICHE
Le intercettazioni telefoniche dimostrano, se ce n’era bisogno, quanta grettezza, ignoranza, di sottocultura del potere, di furbi e imbroglioni, ci sia in certi ambienti italiani. I personaggi del calcio, della politica, della finanza, della cosiddetta ‘jet society’, sono accomunati da un unico linguaggio: la volgarità, la prevaricazione, il malaffare e i soldi; ancora soldi, sempre i soldi e tanti.
Eccoli serviti i VIP. Dopo questi scandali ci sarà ancora qualcuno che brama di vederli? Rincorrerli? Imitarli? Invidiarli? Certo che fa impressione vedere poi questi personaggi guidare le crociate contro la delinquenza, contro gli immigrati, contro i comunisti, contro i coglioni…accidenti; scusate, mi sono fatto prendere anch’io dal lessico usato da questi ‘galantuomini’, di grande levatura intellettuale. E’ tutto detto. Ma cosa dobbiamo fare? La società è questa e, noi pare, ci siamo dentro fino al collo. Però cerchiamo di restare in disparte con i nostri piccoli interessi; quali: la lettura di un libro, il coltivare una amicizia appena nata, ascoltare un concerto, fare un po’ di volontariato procurandoci un sorriso, andare al cinema, inseguire un amore, andare anche al mercato o organizzare una cena e parlare di noi. Insomma, tutte quelle piccole cose che danno qualità alla vita, la fanno apprezzare e scorrere, con l’unica ansia di vederci e volerci sempre bene.
Forse c’è solo questo da fare; stare tra di noi: gente dignitosa, gente semplice che sogna e sa sognare. Non fortune da spendere a puttane, non poteri forti per infinocchiare il prossimo, non vite da esibire su qualche palco…noi sogniamo solo di costruirci, con volontà, una rete di affetti veri e di bontà. Provate ad intercettare noi: tutta un’altra realtà.
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CORPORAZIONI
Le corporazioni per loro natura sono contrarie sia allo spirito liberale e a quello socialista. Nate come associazioni, in un lungo percorso storico, si sono trasformate in un patto sindacale che regola autonomamente e difende i lavoratori di uno specifico settore. Le corporazioni hanno una origine antichissima; nate sotto l'impero romano, si consolidarono nel Medioevo con le prime corporazioni di arti e mestieri. L'ingresso nelle corporazioni era regolato da precise condizioni: essere figli legittimi di un membro della stessa arte, dare prova della propria abilità artigiana e pagare una tassa. Nel 1844 in Piemonte scomparirono le corporazioni a causa dei vincoli che esse ponevano ad ogni ipotesi di libero commercio (incompatibilità con l' ideologia liberista) e nel 1848 sull'onda delle libertà concesse dallo Statuto albertino, delle trasformazioni economiche e dei nuovi sviluppi industriali, che misero in difficoltà i mestieri e le lavorazioni tradizionali. In Italia date importanti per la ripresa delle corporazioni sono l'atto fondamentale del regime fascista, datato 21 aprile 1927. Il fascismo con l'istituzione dello Stato Corporativo, le porta a sistema giuridico con un comitato centrale costituito da 22 corporazioni...il fascismo si prometteva con ciò di dichiarare chiusa la stagione liberale, superato il capitalismo e la conseguente lotta di classe. Non dimentichiamo che anche la Massoneria trae origine dalle corporazioni, in particolare da quella dei Muratori; sarà forse per questo che non si riesce a smantellarle? Finalmente il governo Prodi inizia con il suo ultimo decreto, anno 2006, una grande rivoluzione liberale. Il lavoro che occorre fare è spiegato molto bene nel libro di Francesco Giavazzi: "Lobby d'Italia", edito da Rizzoli e in libreria dall'ottobre dello scorso anno. 'Non si può chiedere ai tacchini di festeggiare Natale', sostiene Giavazzi e quindi bisognerà mobilitare tutti i cittadini, vessati da questi interessi corporativi che fanno aumentare i prezzi dei servizi di circa il 7%. La sfida è appena iniziata e alla fine, se il governo riuscirà a concluderla, staremo meglio tutti. Sia di destra che di sinistra. Bisognerà insieme diminuire anche i costi della politica; non ci possiamo permettere che continui pure la lobby dei parlamentari, dei consiglieri regionali e di tutti i furbetti che alzano la mano ad ogni 'bonus' e aumento di stipendio, loro. Così, forse, ci sarà la fine di un'era - insieme al berlusconismo, anch'esso illustre portatore di corporazioni; vedi le leggi ad personam e la detenzione di concessioni televisive e pubblicitarie per legge: il famoso duopolio. Forza Italia vera. Viva la libertà.
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TERRORISTI
- Cosa vuol dire terroristi? Quello che chiami terrorismo è la guerra di chi non ha eserciti, non ha armi potenti o sofisticate; è la guerra di chi ha conosciuto per primo il terrore di quei soldati cosiddetti regolari, con le divise, che uccide al pari e più di noi.
Puoi chiamarci disperati, vigliacchi, crudeli, inumani, ma questa è la guerra. Questo è il modo di lenire l’odio profondo che abbiamo coltivato nel vedere morire i nostri figli, madri e fratelli. Io sono sicuro che se anche tu fossi nato in certi posti, non ti saresti posto il problema di uccidere e morire; tutto è relativo a come e dove vivi…
Così mi parla il palestinese. Io non riesco ancora a comprenderlo. Rispondo così:
- Anche noi in Italia abbiamo avuto il terrorismo: era una frangia che pensava di cambiare la nostra società con la paura e uccidendo personaggi simbolo del sistema che volevano abbattere. Si sarebbe fatta la rivoluzione…pensavano di liberare gli oppressi; pensa, dicevano proprio così. Con il terrore pensavano di costruire una società diversa. Te lo immagini però un ministro di Grazia e Giustizia come Curcio o Moretti, a dispensare sentenze di morte? Li abbiamo sconfitti. Sono stati vinti dalla compattezza del nostro popolo e della superiorità della morale che si è opposta a quegli assassini. Ricordo i figli di Vittorio Bachelet che perdonarono, di fronte alla bara del loro papà, gli uccisori. Pensa, uccisero un uomo cui loro non ‘erano degni di allacciargli neppure i calzari’: per dirla con le Sacre Scritture. Gli italiani amano la pace, il dialogo e finalmente hanno acquisito la coscienza di non delegare a qualcun altro le scelte e il proprio destino: la responsabilità è sempre individuale. Il dialogo e il perseguimento della pace aiutano sempre a costruire il futuro per tutti.
- Tu dici questo perché il tuo futuro non è morire e soggiacere ad uno straniero, ad una cultura e una lingua che non riconosci tua. Come combatti contro questi invasori che portano la divisa di un altro paese? Noi abbiamo la speranza che il nostro agire, limitato e individuale, diventi di tutto il popolo. Ecco che a quel punto, la storia insegna, quel terrorismo di popolo sconfiggerà chi calpesta da straniero il suo suolo. L’invasore ha già perso.
Il palestinese è perentorio.
Posso a questo punto citare Gandhi, la sua grandezza morale con cui è riuscito, aborrendo la violenza, liberare l’India. Posso ricordare l’imperativo del rispetto della vita umana, qualunque essa sia: il precetto di ogni religione e ogni Dio. Ma il palestinese non ascolta più. Altre bombe stanno zittendo le nostre voci, zittiscono anche pensieri ‘alti’. Oggi per lui è tempo di morire, tempo di odio…eppure fra un po’ si capirà che non vincerà nessuno: non vincerà né lui, né gli altri. Forse vincerà un bambino portato via di lì, ed educato nell’amore, all’amore.
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