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Raccolta Poesie di Giorgio Boratto
Indice
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ANNA
Ho scritto una canzone
Con soltanto queste parole a raccontare te.
Sono parole come onde
Che si seguono felici e parlano di te.
Il perché io ti amo non è semplice da dire.
Perché io ti sento così forte nelle viscere.
Sarà per il solco tra i tuoi seni
Il tondo dei tuoi fianchi
Sarà il disegno della fronte
La grazia della mano
Ma non c'è da spiegare quel misterioso ordito
Quell'armonico destino che mi ha portato a te
Non c'è da spiegare l'amore
Sono tutto o niente le tue convinzioni e la tua fragilità
Così come sei io l'ho scoperto dopo ma da sempre eri dentro me
Gridavo già il tuo nome
Quella sola traccia avevo poi piano sei cresciuta come un'anima
distinta
e sei esplosa tu…Anna, Anna, Anna.
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GABRIELLA
Gabriella, ti chiamai subito
Ora sei solo un ricordo
Il ricordo di una giornata
Il ricordo che annulla i miei pensieri
Il ricordo di un profumo
Il tuo profumo
Che ora voglio respirare con forza
Tanto da sentirmi gonfiare il cuore
Sentirmi poi così a gridare il tuo nome
Gabriella
e non sapere il perché
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SE SAI ASCOLTARE
Se sai ascoltare la terra e l'aria come
il rumore della carne, una palpitazione o un soffio, scopri che tu sei
più di uno.
Se sai ascoltare il silenzio e ti abbandoni, in regalo, un dono arriva
nella luce.
Arriva l'altro e niente più ti divide: diventando l'altro diventi te.
Se sai ascoltare l'amore, rinunci a dominare e tutto ti pervade.
La pelle ascolta, la pelle scompare e l'io?
Un senso di calma insegna il mistero e fa intuire l'arrivo di un altro
vivo velato nella memoria.
Ora sei uomo e sei donna; sei tuo padre e tua madre.
Sei tuo figlio; sei ogni cosa che non desideri perché appagato.
Sei finalmente libero, ora che sei terra, tu ora sei anche l'aria.
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COSA VEDIAMO QUANDO GUARDIAMO UN UOMO?
Cosa vediamo quando guardiamo un uomo?
Se quando guardiamo un uomo, non vediamo un ricco o un povero, un
bianco o un nero, ma noi vediamo un uomo...
Se quando guardiamo un uomo, non vediamo un cattolico, un ebreo o un
musulmano, ma noi vediamo un uomo...
Se quando guardiamo un uomo, noi vediamo semplicemente un uomo, vediamo
una poesia, vediamo una via all'umanità...
Se quando guardiamo un uomo, noi quell'uomo lo vediamo, lo riconosciamo
un passeggero come noi e lui ci vede uguali, è perché abbiamo davanti
un uomo intero.
E' perché siamo liberi. E' perché abbiamo preso il sentiero indicato da
Yeats: il sentiero di sinistra, quello che ci ha fatto abbandonare la
maschera sociale facendoci conservare uno strano pudore che ci fa
salutare agli incroci.
Ecco è semplicemente questo che vorrei di nuovo: è cambiare il nostro
sguardo insieme all'anno, al secolo e al millennio.
E' cambiare l'uomo?
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SCRIVERE L'AMORE
Scrivere l'amore è l'amore banale
L'amore ha sempre le stesse parole
L'eterna rima con l'eterno cuore
Allora che è di più di dire ti amo e basta
E ascoltare il silenzio che viene poi?
Il silenzio di un nostro abbraccio
Mentre ci aggrappiamo l'un l'altro
E siamo fuori e dentro l'un l'altro
Ed è tutto
Scrivere l'amore è l'amore unico
L'amore ha gli stessi occhi, le stesse labbra
Promesse ardenti e visi chiari
Allora che è di più di dire ti amo e basta
E lasciare cadere le nostre difese e i vestiti?
Ci tocchiamo nudi e niente ci doniamo
Siamo con noi e siamo l'uno con l'altro
Ed è tutto
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NON TROVO PIU' LA POESIA
Non trovo più la poesia,
l'avevo scritta tempo fa.
Qualcosa ricordo di quello scritto,
ricordo una strofa, qualche riga.
Parlava di te.
Quella frase che ricordo
ora sembra ingenua…
Due occhi tra il mare e il cielo.
Un capo d'oro coperto da un velo…
Parlava di te.
Avevo vent'anni e tanti desideri.
Come batteva forte il cuore,
come mi emozionavo al tuo apparire.
Qualunque cosa guardavo
Parlava di te.
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DUE PIEDI NUOVI
Aspettati di volare con i nuovi piedi mercuriali
Che anche senza alucce
hanno l'alluce diritto,
come un indice a segnare il percorso futuro
E brava la mia marciatrice
Ha già pronto un corteo di protesta
Ora va fiera per la sua orma
Vai Anna, ora con la lotta hai una nuova forma
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IL SENSO VERO
Le pantofole sotto la sponda del letto
fermano i miei passi.
E' la vita stanca. La pigrizia del tempo che trascorre quando si è
inerti, quando tutto è vuoto.
Non mi muovo, cerco ugualmente le cose nella mia mente, ma è stanca.
Vedo cose uguali.
I vestiti blu.
La strada grigia.
Le scarpe nere.
La monotonia...
Poi vedo correre gli altri indaffarati.
Vedo muovere in fretta le cose e non trovo il senso.
Senz'altro c'è, ma è fuori, è da qualche altra parte, non in questa
stanza.
Si, ma dov'è il senso?
Poi una voce mi chiama. E' Anna, lei si è già alzata. Anna mi chiama.
C'è pronto un caffè. Lascio la stanza dei foschi pensieri ed entro in
cucina.
La luce.
La radio.
Il profumo e un bacio.
Come è vicina la vita. E si dimentica che basta una carezza...
una carezza infinita: il senso vero della vita.
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L'AMORE E I SANTI
Io non credo a San Valentino e il 14 Febbraio non regalerò
cioccolatini, né festeggerò per far contento il mercato.
L'amore per me non ha né santi né protettori e quel Valentino ricorda
più un divo del cinema sciupafemmine che un santo. Ed è giusto così.
L'amore sciupa tutto, ci strufuglia, ci perturba e men che meno
richiama alla santità.
L'amore a volte ci fa dannare, ci lascia indifesi e alla fine fa
piacere dell'altro più i difetti che i pregi; quest'ultimi sono noiosi
e simili in tutti, ci rendono amabili.
I difetti invece ci rendono unici, ci fanno amanti, originali e anche
potenti; già perché sono i difetti, che in natura sono tentativi per
migliorare e perpetuare la specie, a garantirci l'immortalità.
Per questo, l'amore non è del ricco, come del povero, dell'analfabeta o
dell'intellettuale, del bello o del brutto; l'amore è la follia
disponibile per tutti.
Ma forse, ancora proprio per questi difetti, entra in gioco la santità,
intesa come grande sopportazione di vivere tanto vicini; di vivere
chiamando le rinunce a mille cose, libertà.
Sì l'amore, si scopre, è libertà. Libertà di essere ciascuno così, come
é; non certo santo.
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ATOMI
Ma guarda un pò, non vediamo gli atomi, quello che chiamiamo
invisibile.
E meno male se no vedremmo un caos, vedremmo solo un gran movimento.
Non vedremmo più quella sedia o quel tavolo; ma che dico non vedremmo
niente.
Vedi cosa vuol dire vedere l'invisibile? Vuol dire perdersi il bello.
Se vedessimo l'invisibile non distingueremmo le cose, non vedremmo i
suoi confini.
Là ci tocca di andare, nella finitezza di un arcobaleno.
Ma toh, guarda bene, guarda più
su, in alto, c'è un nucleo solo d'atomo, è quello che ci dà la
luce...E' il sole.
Ma guarda un pò, non vediamo l'atomo che siamo noi; scopriamo gli atomi
e ci viviamo dentro.
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CI INCONTREREMO
Lo so, è una bellissima idea, ma è
certo che io ti rincontrerò.
No, non può finire con la vita l'amore per le persone più care.
No, non ci credo che non ti vedrò più. Lo so ritorneremo.
Chiamalo karma, chiamalo paradiso, inferno o quello che vuoi, ma è
certo che non ci perderemo.
Chiamalo karma, lì puoi saldare i conti sempre in sospeso.
Chiamalo paradiso, lì puoi riscuotere per i sacrifici e per la
devozione verso l'ignota giustizia.
Chiamalo inferno, lì puoi avere il castigo crudele per un male che è
soprattutto ignoranza: non sapere di te.
Lo so, c'è una paga per il delitto, c'è una restituzione per il furto,
c'è e ci deve essere un seguito all'amore.
E' questione di tempo; il tempo di far svanire la carne e le ossa, il
tempo di un calendario, di un'epoca, di una moda, ma ci rincontreremo.
Non saranno gli stessi occhi, le stesse mani; non saranno i nostri
corpi avuti, le nostre frasi in codice dette che ci faranno
riconoscere.
Saremo noi amati amanti a crescere.
Saremo noi, in tutti, a continuare l'amore.
Qualcosa vive in noi che non è nostro: è quello che dà senso alla vita
e alla morte.
E' quello che dà il senso all'amore.
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TI HO RIVISTO MAMMA
Stamane in chiesa tra voci di preghiera
ti ho rivisto mamma.
Ti vedevo estatico in un angolo di muro bianco.
Qualcuno mi ha chiesto cosa guardavo
Ho risposto: “niente”.
Stamane in chiesa tra voci di
preghiera
ti ho rivisto mamma
Una lacrima ha dettato la mia preghiera per te.
Qualcuno mi ha chiesto cosa avevo
Ho risposto: “niente”.
Stamane in chiesa tra voci di preghiera
ti ho rivisto mamma.
Ho pensato a te, ai dolori che ti ho dato e la mia giovane età non ha
scusato
Ma ora un singhiozzo lo dice…qualcuno mi ha chiesto cosa dicevo
Ho risposto: “Mamma”.
(poesia scritta nel 1962 – 4 anni dopo la morte di
mia madre)
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CHE LA PACE RITORNI
Buone notizie, che la pace ritorni:
ritorni in cielo e ritorni in terra.
La miseria di una terra senza uomini segue alla distruzione, al degrado
di un paesaggio fatto ancora da uomini; altri uomini, uomini diversi e
divisi, eppure uniti e uguali nel destino, nei sentimenti, comuni figli
della terra a cui hanno dato un artificioso nome: Serbia, Croazia,
Slovenia, Kosovo e Yugoslavia che richiamava la speranza…
Ma che cos'è la terra, ora, dove l'uomo è scappato?
Quel paesaggio che ha omonimia con "passaggio", con attraversamento
vitale, era cultura: quella cultura che ha mutuato il nome da "coltura"
e quale migliore sintesi c'è in un campo coltivato?
Avverrà e deve avvenire che l'uomo ritorni. Ritorni a mettere ordine
alla terra, ripiani le buche delle bombe e semini in pace.
Deve avvenire che si ricostruiscano le case e Sabo, ciabattino
kosovaro, torni a risuolare le scarpe; era il più bravo dicono, e le
scarpe erano di tutti.
La miseria più grande, con la guerra, è una terra senza uomini.
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LA NOTTE
Ho visto lontano un volo d'ali
Ho visto migrare il cielo e diventare buio
E' la notte, ora il vento si è calmato
I passi ora sono lenti
Le nubi nere ora sono bianche
E' la notte, la chiamano i gigli stanchi di luce
La chiamano gli amanti stanchi d'aspettare
Qualcuno chiama sempre e piange di niente
E' la notte, parli, filosofi insonne,
la voce ha toni diversi, respiro di mille pensieri
Qualcuno ci ride in faccia, la vita
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QUELLE SERE
Io mi ricordo bene le sere in strada a
Genova.
Quelle sere non ci sono più.
Quelle sere per giocare, correre e divertirsi in strada, non ci sono
più.
Le auto in posteggio hanno preso il posto della porta dove si tirava la
palla.
Non si sente più chiamare Gino dalla nonna alla finestra.
Quelle sere in strada a Genova c'erano i vecchi a raccontare;
qualcuno era triste ma i più, poi ridevano.
La televisione non c'era in quelle sere a Genova, come nei giorni...
Genova è cambiata.
Io mi ricordo bene il mare alla sera di fronte a Genova.
Quel mare non c'è più.
Quel mare continuava a parlare, rumoreggiava.
Il mare rispondeva sempre alle domande. Quel mare brontolava.
Il mare come d'inchiostro aveva pennini bianchi che lasciavano scie
luccicanti.
Quelle sere di fronte al mare non c'era il riflesso di neon gialli e
arancio;
posteggiavano navi e grandi barche.
Sui moli non c'erano, come ora, le piccole barche e le tante gomme...
Genova è cambiata.
Genova ha cambiato anche le pietre dove pestavo noci e pistacci.
Genova ha acceso nuove luci come lampare a fare chiaro agli spettri.
Ombre passano veloci. Anche gli odori sono diversi:
bolle il cous- cous e un kebab si porta via nella stagnola.
Angoli d'Africa, angoli di mondo, seppur ostica Genova ha imbevuto.
Ma le pietre non sono mai nuove;
sono senza tempo e degli uomini sanno tutto.
A Genova ne hanno da raccontare quelle pietre e quelle sere per loro
sono ancora lì.
Quelle sere che mi ricordo bene.
Quelle sere in strada a Genova che non ci sono più.
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OGNI MORTE
Ogni morte crea un buco nel terreno e
in noi stessi
Ogni morte è ingiusta per qualcuno o per tutti
Ma quale morte ci dimentica?
Quale morte ci lascia vivere?
Quella che l'esistenza desta?
Quella che non conosciamo?
Eppure moriamo ogni giorno
e piccole morti sperimentiamo
nel sonno come nel piacere
nel dolore come nel salutarci.
Moriamo sempre ed ogni istante passato
è vivo solo con l'artificio del ricordo.
Perciò continuiamo tutti ad essere contemporanei
pur rimpiangendo di essere gli ultimi.
E' così che conosciamo la vita,
la conosciamo con la morte.
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TRIONFO D'AMORE
Ti voglio boccare, manare e piedare, tu che mi fai innamorare.
Io ti voglio bacciare, sellare e vellare;
Ti voglio poi vollare con tutte le doppie che ci sono nelle coppie
Io ti voglio ammare solo per affare…affare tutto con te
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SPERO CHE LA MORTE MI COLGA VIVO
Io spero che la morte mi colga vivo;
spero mi trovi in pace con il mondo, magari interrompa un mio progetto,
un pensiero su Dio; mentre pianto un chiodo o giri una vite.
Io spero che la morte mi colga vivo e non arrivi dopo una lunga
malattia invalidante che mi rubi pezzo per pezzo quello di cui in
salute ho goduto.
Una agonia lenta non spegnerebbe una vita ma il suo ricordo;
la morte mi troverebbe in guerra: sarei armato di farmaci e stampelle,
di protesi e rotelle.
Sarei in rotta con la vita.
Io spero che la morte mi colga vivo, mi colga in viaggio, lungo una
strada, mi trovi innamorato e felice.
Io spero che la morte mi colga vivo…
Ma arrivi tardi, arrivi più in là a spegnere la gioia di un mattino di
sole o di un tuo sorriso;
spero arrivi mentre ti sto sognando e senza interrompere il sogno
raggiunga le stelle: là io ti ritroverò con tutto il resto e senza
avvertire interruzioni la mia vita accoglierà la morte.
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SAN VALENTINO
S. Valentino cosa ricorre e può valere per chi si ama?
S. Valentino non c'entra e poi di santo cosa può essere?
Il nostro amore è di peccatori e se ricordi un Valentino lo rivedi
ballerino,
seduttore mascherato: il Valentino dello schermo.
Ho detto schermo e tu ti schermisci e io non so dar di scherma nè di
fioretto.
Non è uno scherno, è di più uno schermare,
un giocare a nascondino per scoprirci poco alla volta.
Ci scopriamo come alla mattina scendendo dal letto senza trucchi,
il pigiama arrotolato e seppure la bocca impastata volerti dare lo
stesso un bacio.
Sussurrare un buongiorno, pensando così tutti i giorni della vita anche
senza date da celebrare, senza soprattutto santi da invitare, che oggi
vogliono dire solo cioccolatini, profumi e brillanti da regalare.
Oggi è solo un giorno di Febbraio insieme a te.
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QUANDO
Quando mi volterò
E tu sarai troppo lontano perché ti veda
Quando salirò in alto
Troppo in alto per guardare giù
Quando ti chiamerò
E tu sarai troppo distante perché tu mi senta
Allora mi adagerò sulle ali del sonno
E ti sognerò
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LA POESIA E' GIA' SCRITTA
La poesia è già scritta; arriva con
parole conosciute
Parole semplici con significati profondi che toccano tutti…
E non serve evocare cuori, amori, cieli e angeli, colombe e colori
E non servono rime, ripetizioni, andare a capo o ritornare sui propri
passi
Quando arriva la poesia, tu la riconosci e ti meravigli
Ti meravigli come un bambino che scopre quello che c'era sempre stato.
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ANCORA SE QUESTO E' UN UOMO
Ancora a guardare, ora con gli occhi di televisioni e giornali, un
altro dramma.
Ancora a guardare, con il ricordo delle parole di chi ha già visto:
Primo Levi, se questo è un uomo.
Ripetilo ancora, ogni volta.
Ricorda come "La mala novella di quanto, ad Auschwitz, è bastato animo
all'uomo di fare all'uomo."
E ancora qui, in Ruanda, a Sarajevo; in Somalia, Etiopia, a Srebrenica:
se questo è un uomo.
Ogni volta la domanda dove un potere ci divide tra "sommersi e
salvati".
Ma ancora ci sarà un "Lorenzo" a farci vedere un uomo e a non farci
dimenticare d'essere noi stessi uomini.
E da voi tedeschi, che vi credevate i più potenti, che parlate la
musica di Goethe e cantate le parole di Mozart, abbiamo avuto la
capacità di distruggere l'uomo e di domandarci: se questo è un uomo.
E da voi serbi che credete in una vostra etnia, che pregate il nostro
Dio e avete il nostro paesaggio, continuiamo a vedere la capacità di
uccidere e ci fate domandare: se questo è un uomo.
Ma ancora potremo, in questa "coazione a ripetere", trovare
l'interrogazione per continuare a sperare?
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DI POESIA NE SO'
Ascoltate me che di poesia ne so: sono
un poeta;
lo sono come potreste esserlo voi.
Io sono un poeta perché ho sentito le poesie,
ho sentito le vostre e scritto poi le mie.
Io sono un poeta per un semplice fatto:
so arrabbiarmi ridere e piangere;
dite che non basta? C'è qualche altro sapere?
No, sono un poeta perché ho un contatto,
scendo o salgo con voi aggrappato alle stesse corde,
poi descrivo quello che succede:
la realtà di un'intima comune condizione.
Scopro allora tutta la bellezza che ci rimane;
ci rimane tra le mani…
ed è solo un caso se qualcuno poi stringe una penna.
E se uno sono io, di poesia ne so.
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QUELLO CHE AMO IN TE
No, non rifarti il seno, non
gonfiarti le labbra, lascia stare quelle rughe.
Alla fine quello che amo di te sono quelle rughe in più.
Alla fine quello che amo dite sono i tuoi difetti, quello che in fondo
è più tuo.
Il resto credimi c'è tutto.
Sì, sono quei sassi che insieme abbiamo portato e quella strada che
insieme abbiamo percorso che mi fanno amare te.
E se sul tuo volto traspare malinconia e sul mio un pò di tristezza è
perché vorremmo ricominciare, rifare il cammino insieme ma, alle nostre
membra ormai stanche, ci rimane solo lo spirito e che vale di più
dell'anima?
Più del presente quando tutto era rivolto in avanti?
Che vale di più di te, di me, di noi che non ci lasciamo?Che vale di
più del tuo sorriso e del tuo rischiararti nel viso di nostra figlia?
Lascia stare quelle ciocche di capelli bianchi, per me che li ho persi,
li sento anche miei.
Lascia stare...E pensare che ancora io tengo i "musi" e ancora tu ti
arrabbi.
Lascia stare...
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SE SAI ASCOLTARE
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