Con la scrittura di questo saggio, che non vuole avere nessuna ambizione scientifica o di dibattito filosofico, sviluppo una semplice riflessione sul nostro cammino: sul futuro che paradossalmente viviamo ogni istante che passiamo con ‘noi’.
La nostra presente unicità è una via per l’universo.
Parlare dei condizionamenti della mente è parlare di psicologia, è parlare quindi dell'uomo e della sua storia.
Addentrarsi nella psicologia dell'uomo è sempre un percorso avventuroso: è l'apertura di molte porte con l'illusione di aver scoperto qualcosa, forse un modo per sentirsi appagati o di avere un aiuto; in fondo poi si tratta di capire che non esistono certezze o cose comuni a tutti. Entrare nella dimensione psicologica del nostro essere è scoprire lentamente che la cosa più bella che ci può capitare è capire; è trovare la consapevolezza di quello che stiamo vivendo. Così l'unico aiuto che si può dare agli altri è la comprensione di se stessi e quindi degli altri. Non giudicare, condannare, ignorare, ma comprendere.
Vi sono molte teorie e pratiche nello studio della psicologia e costruzione della consapevolezza; ognuna ha un seme di verità, ognuna è un'esperienza, un percorso di una visione soggettiva, di una realtà provata. Queste teorie e pratiche messe le une contro le altre diventano problematiche, ma quando sono assunte come contributo alla comprensione di accadimenti- la cui natura è imponderabile e la verifica non è sperimentabile in laboratorio- allora sono preziose aperture su un mondo che ci arricchisce. Capire che l'unicità del nostro sentire e vedere non è divisibile e la saggezza non la si impara nel sentircela raccontare, ma la si conquista con il vivere: è una via di libertà.
Joseph K, protagonista del romanzo di Kafka: "Il Processo", non è libero, ne prigioniero, è la formazione delle sua coscienza, il suo vissuto, la sua realtà che gli danno la sua verità e libertà.
La parabola del guardiano della porta della legge, nel libro, sempre di Kafka, "Il Castello" è emblematica: ogni interpretazione è ambigua, mostra il contrario di ciò che afferma. In fondo ancora una volta la realtà soggettiva deforma la realtà oggettiva, questo per dare ordine al mondo.
Abbiamo bisogno di credere invece di sperare, abbiamo bisogno di gusci per paura di essere liberi.
"Quando l'uomo vuole condurre fino in fondo l'inchiesta su ciò che è, si scopre l'enigma. Oscilla fra l'essere uguale a Dio e uguale a nulla. La sua vera grandezza consiste proprio in ciò che esprime l'enigma: l'interrogazione".
(J.P. Vernant e P. Videl-Naquet)