La mia gatta Rosy

Voglio parlare della mia gatta, si chiama Rosy ed è tricolore. Rosy mi ha fatto credere quanto i gatti, e gli animali in genere, sappiano provare sentimenti e siano intelligenti.
Vedo spesso Rosy stare immobile per ore a fissare un punto della parete bianca di casa e niente sembra distoglierla; così assorta penso che stia facendo pensieri profondi e forse in quel silenzioso meditare, mi dico se sia anche saggia.
Mentre tutto intorno a Rosy si muove, fa rumore, solo dopo un po' volge sonnecchiosa lo sguardo verso di me; in quell'occhiata c'è tutto: c'è l'intesa mista ad uno strano e misterioso sapere di uno scambio unico, irripetibile tra me e il gatto. Siamo due animali che si sopportano, dopo un incontro fortuito e una decisione unilaterale si scambiano un tempo indefinito... Grazie Rosy che mi permetti di accarezzarti, rammentandomi il dono divino di aver sotto la mia mano, in piccolo, la grazia e la ferocia della tigre e del leopardo. Forse sto esagerando, la mia Rosy, è in verità timida, paurosa e un po' ciccia.
Quando c'è qualche visita si nasconde e di fronte alle incursioni di altri gatti in giardino scappa, anzi corre da me per una sorta di aiuto e difesa. Il suo interesse maggiore pare riservarlo al cibo, in particolare al pollo allo spiedo ed al rognone; ma nei momenti che decide lei, Rosy, sa essere affettuosa e insieme al pelo e qualche unghiata ti regala un ron-ron che è una canzone d'amore.

Guardando la mia gatta, Rosy, sento che ci riveliamo tante cose senza parole; percepisco che nel profondo dei suoi occhi mi vede come un altro gatto: un suo prossimo e lontano parente, un suo maldestro interlocutore.
Guardando la mia gatta per un istante ci specchiamo, ma l'anima naturale che ci è comune ci separa più di tutto; avverto le tante morti necessarie affinché una trasmutazione della stessa anima ha portato a me.
La gatta Rosy continua a vedermi come un grosso gatto, altro gatto, impunemente sempre gatto e io, per un misterioso meccanismo, guardando la mia gatta la vedo per un po' umana. Io provo a parlargli, sul momento accenna a rispondermi con un "miaoo", un "maah"; poi impassibile torna in silenzio. Rosy sistema la postura: una accovacciata eretta, attorciglia la coda e zitta ora mi impone il silenzio.
Guardando la mia gatta, la sua innata attenzione per l'estetica e la misura, scambio un cenno di serenità e sento un accordo involontario con la grande anima della natura che ci comprende. Tutto torna quieto. Così alla mia gatta tutto perdono: il vaso rotto, la matassa di peli lasciata in giro, la puzzetta in sala...
Guardando la mia gatta, Rosy, mi dice che sa proprio essere una gatta e quello che cerco al Gran Teatro del Mondo mi si rivela nella Natura che, in ultimo ad ogni domanda, risponde: "Questo sei tu".

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